RUSSIA: “ASYLUM”, OVVERO I GAY E L’ASILO POLITICO

di Serena Grassia

In Russia, il suo paese, era un regista teatrale, documentarista e fotografo.
Studiava all'Università Statale di Cinematografia, ma poi è stato costretto a
scappare e nel 2011, approfittando di una borsa di studio vinta alla New York
Film Academy, ha fatto richiesta di asilo politico negli Stati Uniti.
Alexander Kargaltsev ha appena 27 anni e di esperienze violente ne ha già
vissute parecchie.
Da ragazzo, mentre era all'università, fu picchiato così brutalmente dai suoi
compagni di corso che si vide costretto a cambiare istituto.
Una mattina partecipò a una manifestazione nel centro di Mosca, ma la polizia
lo prese di mira e lo picchiò a suon di bastoni e calci.
Una sera, uscendo da un locale, fu catturato dalle forze dell'ordine insieme a
un suo amico e sbattuto direttamente in cella, senza alcun motivo apparente.
E la lista potrebbe continuare.
I compagni lo picchiarono perché era gay. La polizia lo bastonò perché
Alexander partecipò a una manifestazione per i diritti degli omosessuali. Le
forze dell'ordine lo arrestarono perché usciva da un locale gay con un amico.
In più è anche un artista che non ha mai nascosto le sue preferenze sessuali e
che con le sue opere avrebbe potuto corrompere la società.
"La vita a Mosca era diventata impossibile, per questo sono scappato e ho
chiesto asilo politico a New York", ha raccontato in varie interviste. Ma
vivere in un'altra città non vuol dire dimenticarsi di quello che accade nel
proprio paese ed è per questo motivo che la sua arte ha assunto connotati
politici. Il 26 ottobre nel centro di Manhattan Kargaltsev ha tenuto la sua
prima personale fotografica dal titolo evocativo di "Asylum". Più di una
dozzina di scatti in bianco e nero che ritraggono uomini nudi, tutti gay o
bisessuali e tutti russi, incontrati per le vie di New York, a Central Park,
nei sobborghi della periferia. Sullo sfondo, la vita frenetica di una città a
cui non importa se a baciarsi per strada siano due uomini o un uomo e una
donna. Sotto ogni foto si legge una didascalia: "Diritto d'asilo" o "in attesa
d'asilo".
"Voglio mostrare al mondo quello che accade in Russia. Alla Russia, voglio
mostrare quanta gioventù rischia di perdere con le sue politiche persecutorie.
Per questo i miei modelli sono tutti sani, forti, belli, istruiti e sono tutti
andati via."
Il curatore della galleria, Ivan Savvine, è anche lui gay e rifugiato russo.
Quest'anno la Russia ha vissuto una recrudescenza dell'intolleranza
omosessuale dopo l'approvazione a San Pietroburgo di una legge che criminalizza
la "propaganda gay". Sulla stessa scia, Mosca a giugno ha vietato il gay-pride.
La condanna degli artisti all'estero è stata unanime. Madonna, durante un
concerto a Mosca lo scorso agosto, ha fatto distribuire bracciali rosa e ha
chiesto pubblicamente di mostrare rispetto per l'amore di gay e lesbiche. La
sua era anche una denuncia politica per il caso delle Pussy Riot. E' stata
citata in giudizio con una richiesta di risarcimento di 10 milioni di euro.
Percorrendo la galleria di Kargaltsev, tra le foto ne appare una senza
immagine. Il perché lo spiega la didascalia: "Il modello ha paura che il suo
sostegno al progetto possa dare problemi alla famiglia rimasta in Russia." Un
modo per dire che all'ombra del Cremlino non si scherza con gli omosessuali.

Fonte: http://www.atlasweb.it/2012/10/31/russia-asylum-ovvero-i-gay-e-lasilo-
politico-579.html

Pubblicato da Lorenzo Bernini