Tunisia: Video gay contro ministro dell'Interno


Tunisia, attacco al ministro dell'Interno
in rete un suo presunto video gay

Incredibile caso di outing nel Paese del dopo Ben Alì: per alcune ore un filmato che mostra un rapporto omosessuale di Ali Laarayedh, risalente al periodo in cui era in prigione, è stato messo online. Cancellato dopo le proteste, c'è chi parla di fotomontaggio e chi invece di trappola dell'ex polizia politica 


Di Paolo Hutter su Repubblica


TUNISI - Un outing senza precedenti nel mondo arabo.

Nella giornata di mercoledì 18 gennaio è stato postato in rete, e fatto circolare tra i contatti tunisini, un lungo video che mostra il rapporto erotico tra due compagni di cella, ripreso quasi vent'anni fa con una telecamera nascosta. Uno dei due detenuti è Ali Laarayedh, allora prigioniero politico, appartenente al partito islamista Ennahda: oggi è il ministro degli Interni del nuovo governo tunisino.


Nei giorni scorsi il ministro Laarayedh era stato contestato da una parte dei sindacati dei poliziotti per aver dato il via al primo serio ricambio nei vertici della polizia dopo la fuga del dittatore Ben Alì. In particolare il neo-ministro ha deposto il direttore generale della polizia Moncef Lajimi, che era rimasto al suo posto nonostante la caduta del regime.

Voci e chiacchiere su una doppia vita - almeno in gioventù - del ministro Laarayedh erano già state diffuse ma non ci si aspettava l'esistenza del video, che dopo poche ore è stato rimosso dai server dove era stato postato, Daily Motion e Myvideo.

Sembra che non ci sia stato bisogno di un intervento della polizia postale ma che i messaggi di solidarietà al ministro e di indignazione verso il video abbiano rapidamente prevalso, inducendo tutti a rinunciare alla diffusione.

Sui media tunisini non è stato pubblicato neanche un fotogramma. Tutti i partiti, a cominciare da quelli dell'opposizione hanno solidarizzato col ministro e hanno scelto di non approfittare della contraddizione tra islamismo e pratica omosessuale alla quale invece evidentemente allude chi ha postato il video.

Tra la sinistra laica il commento più diffuso è stato che si tratta di metodi ignobili che riportano direttamente all'epoca di Ben Ali e della sua polizia politica. Tra i lettori che postano commenti sui giornali online ci sono commenti più diversificati e c'è chi anche chi dice che il ministro dovrebbe dimettersi per coerenza coi precetti islamici, o viceversa che dovrebbe essere incriminato per aver violato l'articolo del codice penale che punisce gli atti omosessuali anche tra adulti consenzienti. Articolo che per la verità negli ultimi anni non risulta essere stato più applicato.

Sulle origini del video ci sono invece incertezza e opinioni diverse. L'anziano oppositore Ahmed Manai - autore di un libro-denuncia nel 95 - ha dichiarato che una videocassetta con quella registrazione era stata fatta circolare nel 1991 e di non essere in grado di dire se si tratti di un montaggio. Quello che si è visto - prima che i server internazionali cancellassero il video - è un primo piano iniziale del futuro ministro, con occhiali e barba, che guarda dal letto la tv, e poi qualche scambio di sguardi e parole col vicino di letto, un detenuto più giovane.



Segue una lunghissima sequenza dall'alto, in bianco nero e non perfettamente definita, nella quale i due si cominciano a toccare con un po' di incertezza iniziale, e poi cominciano ad amoreggiare un po' su un letto e un po' sull'altro, senza mai spogliarsi completamente e alternando affetto e giocosità.

 Il video dura ben 45 minuti. Secondo una scuola di pensiero si potrebbe trattare di un montaggio, solo il primo piano iniziale è autentico, poi si è utilizzata una ripresa pornografica (del genere definibile come "soft porno"). A questa scuola di pensiero si iscrive il ministro Samir Dilou, portavoce del governo, che il giorno dopo la diffusione e il ritiro del video ha dichiarato che si tratta di una iniziativa di pazzi fanatici, nostalgici del vecchio regime, che hanno fatto un montaggio, messo in rete da un utente di facebooker "ben conosciuto", di cui non fa il nome.

Il portavoce del governo nega che il video possa venire da funzionari del Ministero degli Interni. Indubbiamente questa è la ricostruzione che butta più acqua sul fuoco.

L'altra ipotesi è invece che il documento sia vero, e che venga dagli archivi della polizia politica. Guardando il video - che ora non si riesce più a trovare in rete - si notava una continuità credibile nell'episodio, oltre che nell'audio (lo sfondo televisivo, e la voce di un agente, che presumibilmente curava la registrazione e a un certo punto dice "ecco che cominciano"). 



In questa ipotesi, il futuro ministro allora prigioniero politico sarebbe stato attirato in una sorta di trappola sessuale per poterlo in futuro ricattare. Lo si mise in una cella a due con un compagno di cella giovane belloccio e predisposto, una specie di esca, e la telecamera pronta.


Gli autori della macchinazione non immaginavano di emulare film come Un Chant d'amour di Genet e Il bacio della donna ragno, che rappresentano il desiderio omosessuale in cella, né che un giorno il prigioniero islamista sarebbe stato ministro degli Interni. La reazione della opinione pubblica tunisina, comunque, è stata tra l'incredulo e il liberale, disinnescando così la trappola.